24.01.2025

Come amare un narcisista maligno

Il cappello di Melania Trump la rende misteriosa ma anche inadatta a vedere chi c’è al suo fianco. Paragonata nei meme a V per Vendetta, la first lady ci ricorda anche Eco, la ninfa che si innamorò di Narciso. Perché desideriamo Trump?

Probabilmente ha ragione chi sostiene che la democrazia elettorale ha trionfato e definire Trump un narcisista maligno rivela semplicemente l’incapacità di accettare la vittoria altrui dandole un vestito neutrale con la diagnosi di una scienza sociale.
Forse.
Tuttavia stiamo parlando di uno che utilizza la sua foto come sfondo del cellulare.

Il Presidente USA secondo molti esperti (qui e qui) soffrirebbe di una condizione che combina quattro elementi: comportamento antisociale (assenza di rimorso), paranoia complottista (è convinto di essere sempre sotto attacco), sadismo (violenza verbale, e non solo) e narcisismo estremo.

Il narcisismo da solo non sarebbe problematico – molti politici lo sono. È la combinazione con gli altri elementi che lo renderebbe privo di empatia e manipolatore. Un narcisista maligno, per l’appunto.
A volte, però, piuttosto che comprendere il narcisista è più interessante capire il motivo per cui noi amiamo un narcisista. Cioè perché ognuno di noi ama una persona ambiziosa oppure ironica oppure lamentosa oppure violenta, pur non avendo o detestando queste caratteristiche.

Melanija Knavs è nata nella socialista Jugoslavia nell’aprile del 1970. Ha lavorato come modella per le maggiori case di moda di Milano e Parigi e si è trasferita a New York nel 1996 dove, qualche anno più tardi, ha conosciuto Donald Trump. 
Nel 2005 si è sposata con lui.
È diventata per due volte first lady del Presidente. Qualche giorno fa lei e Elon Musk hanno catturato l’attenzione del secondo Inauguration Day rubando quasi la scena a Trump. 
Ma parliamo di lei che presto scomparirà dal palco lasciando lo spazio ai due uomini più potenti dell’Occidente.

Il cappello di Melania Trump aveva una tesa così ampia che le faceva ombra agli occhi. Le conferiva un’aria di mistero oscuro e irraggiungibilità. Qualcosa di abbastanza insolito per un insediamento in cui ci si mostra alla nazione. A me ha fatto pensare a un personaggio cattivo di Star Wars più che a un gangster. Qualcun altro ci ha visto il cappello di V per Vendetta, altri ancora quello di Michelle Pfeiffer in Scarface, oppure un disco volante. Il riferimento che mi ha fatto più ridere è stato quello a Kung Lao, un monaco Shaolin del videogioco Mortal Kombat la cui arma segreta era un cappello tagliente.

Disegnato su misura dallo stilista newyorkese Eric Javits, il copricapo è Blu Navy, una gradazione di blu molto scura, vicina al nero inchiostro, adottata per le uniformi degli ufficiali britannici della Marina tre secoli fa, viene considerata una metafora dell’autorevolezza elegante ma sobria. È un colore che molto utilizzato dalla famiglia reale britannica.
Quasi tutti i meme mostravano cosa avrebbe potuto essere Melania con quel cappello ma il belga Stef Hertsens (non so chi sia, né se quella sia la sua vera identità) ha provato a rovesciare la prospettiva mostrandoci ironicamente il punto di vista di lei.

Voglio fare una premessa prima di proseguire: io so poche cose di Melania Trump ma è un personaggio il cui sguardo mi incute timore. Il mio pregiudizio ricrea una persona arrivista, vuota, stupidamente anaffettiva come sono stupidamente anaffettivi molti personaggi estremamente funzionali e di grande successo nel mondo contemporaneo. 
La recensione del Guardian sul suo ultimo libro memoir ne evidenzia il suo lato aggressivo, vanesio e scaricabarile. È una donna che difende il diritto all’aborto ma non fa mai cenno alla lotta di suo marito per limitarlo. In realtà, non dice mai nulla di suo marito, se non frasi di generica approvazione. In realtà, ho pensato, per continuare a stargli vicino deve indossare quel cappello. Non solo per evitare un bacio, ma per evitare di vederlo. Non è quello che facciamo tutti quando stiamo insieme (innamorati o meno) a un narcisista patologico?

Non vi fate ingannare dall’idea canonica che i narcisisti siano persone con un’autostima superiore alla media. Il vero problema di questa categoria di persone è che non sono in grado di amare l’altro, né di accedere ai propri sentimenti. 
Nel mito raccontato da Ovidio, Narciso è un giovane bellissimo di cui tutti si innamorano. Lui però respinge tutti, e respinge malamente anche Eco, una ninfa costretta a ripetere le ultime parole pronunciate dall’altra persona. La ninfa muore di lamenti, praticamente, e di lei rimane solo la voce. Gli dèi vogliono vendicare la durezza con cui Narciso ha trattato Eco e mostrano al giovane la sua immagine riflessa nell’acqua: Narciso s’innamora a tal punto della sua immagine che non riesce a lasciare quello stagno in cui si specchia, e muore.  
Nel mito Narciso è incapace di provare affetto, di mettersi in relazione con l’altro, di amare. Solo dopo si innamora della sua immagine. E non di sé stesso, perché questo implicherebbe la capacità di amarsi, una sana (o eccessiva) autostima.

In ogni modo, il motivo per cui si diventa Donald Trump o narcisista maligno, ammesso che questa equivalenza regga, può dipendere da molti fattori familiari: violenza subita nell’infanzia, svalutazione delle emozioni, pressione verso il successo, l’attenzione eccessiva all’apparenza. 
La cosa che sembra accomunare questi fattori diversi è l’assenza di ascolto o sostegno emotivo. Non essendo stati abituati ad ascoltare i propri sentimenti, i narcisisti li negano e cercano rifugio nell’immagine. Nella seduzione. Nei tentativi di attirare l’attenzione e avere potere sugli altri. 
E qui arriviamo a Melania, a Eco, a noi.
Come si fa ad amare un narcisista maligno e perché dobbiamo indossare proprio quel cappello? Torniamo al mito.

Prima di conoscere Narciso, Eco era una ninfa che utilizzava la sua voce meravigliosa per distrarre Era mentre Zeus la tradiva con altre ninfe. Ovviamente Era si accorse dell’inganno e la punì impedendole di parlare in maniera autonoma e costringendola a ripetere le parole degli altri
Ci sono gli egoisti, certo, ma ci sono anche gli ecoisti: persone empatiche, che tendono a soddisfare i bisogni degli altri (è così che conosciamo Eco: mentre soddisfa i bisogni di Zeus e delle ninfe), non sono in grado di considerare i propri desideri e cercano di sottrarsi all’attenzione altrui. Il match tinder perfetto per un narcisista.

Però forse anche un ecoista arriva al punto di rottura. Sembra che nel 2018, gli scandali legati agli abusi e alle relazioni extraconiugali di Donald Trump con Stormy Daniels e Karen McDougal – nel 2006, l’anno della nascita del loro figlio Barron – abbiano portato a una sorta di separazione in casa. In realtà è tutto da dimostrare, sono rumors, e ancora di più è da dimostrare il fatto che Melania sia un’ecoista. Ciò che è certo è che lei è ancora là. Con il suo cappello tenuto in testa anche mentre il marito prestava giuramento.

Forse mi colpisce quel cappello, quell’ombra, quell’impedimento visivo, perché riassume il nostro sguardo. Al di là delle considerazioni politiche – non finiremmo più: meno distruttivo Bush Jr. di lui? Meno guerre con i Democratici che con i Repubblicani in America? Siamo sicuri? – mi sembra che tutti coloro che sono/siamo fan di Trump siano/siamo allo stesso tempo incapaci di vederlo interamente. O meglio, scelgano di vedere solo alcune parti “accettabili”: la voglia di rivalsa, la nostalgia per i bei tempi, la rudezza scorretta ma schietta, la promessa di tornare a essere potenti o di diventarlo.
Siamo persone simili, ambiziose, senza scrupoli, bugiarde, innamorati della nostra voce  e ci identifichiamo in Trump? Oppure siamo persone empatiche, bisognose, che non hanno il coraggio dei propri desideri e speriamo che sia lui a tirarci fuori dall’indecisione e ci indichi la strada?  
Tuttavia, perché scegliamo di vedere solo l’immagine che il narcisista proietta?
Perché abbiamo bisogno di negare la sua violenza, il suo risentimento, la sua incapacità di pensare a qualcuno che non sia lui?
Cos’è che ci fa ancora più paura di tutto questo? 

Sinceramente non lo so, mi piace pensare che la risposta sia là, nascosta nell’ombra di quel cappello.

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