David Lynch è uno dei registi più visionari del cinema contemporaneo. Durante il corso della sua carriera, il regista americano ha avuto la capacità di costruire dei veri e propri mondi che sono entrati a fare parte dell’immaginario collettivo in modo indelebile, dalle ambientazioni della serie televisiva Twin Peaks alle atmosfere di Mulholland Drive. Lynch è anche artista visivo e musicista, e nella sua vita ha sempre affiancato il cinema ad altre discipline creative, sebbene la regia sia sempre rimasta la sua occupazione principale.
David Lynch: breve biografia
David Lynch nasce in una piccola città del Montana, Missoula, nel 1946, e trascorre l’infanzia passando da uno Stato all’altro seguendo il padre, scienziato. L’infanzia e l’adolescenza di David Lynch sono state raccontate nel film David Lynch: The Art Life diretto da Jon Nguyen. Frequenta sin da ragazzo diverse scuole d’arte, avendo avuto da sempre un’aspirazione verso le discipline creative.
Le prime esperienze con la macchina da presa arrivano durante il suo percorso alla Pennsylvania Academy of Fine Arts, che sono anche gli anni della gestazione di Eraserhead, il suo primo film, considerato un vero e proprio cult. Il successo di questo film dà il via alla sua carriera: grazie ad esso, riesce ad ottenere il finanziamento di un produttore per l’opera successiva, nonché quella che lo rende noto al pubblico, The Elephant Man.
Il cinema di David Lynch può essere definito come una vera e propria fantasmagoria, popolata da figure che diventano delle ossessioni per l’autore, immagini che ritornano con cadenza regolare.
Lo stile e l’immaginario di David Lynch
Il cinema di David Lynch può essere definito come una vera e propria fantasmagoria, popolata da figure che diventano delle ossessioni per l’autore, immagini che ritornano con cadenza regolare: strade notturne, donne angeliche in pericolo, agenti di polizia ammaliati dal caffè, una provincia statunitense serena scossa dall’arrivo di un male oscuro e indecifrabile. Una delle sue principali cifre stilistiche consiste nella creazione di un mondo onirico, a metà tra il sogno e la realtà. L’onirico è uno dei tratti principali che caratterizza l’opera di David Lynch; i personaggi, spesso, vivono sogni premonitori, e una dimensione “altra” nascosta ma presente, è sempre pronta ad agire sulla storia: tutti i personaggi di Lynch hanno sempre un forte legame con l’invisibile, il nascosto, l’ignoto.
Gli aspetti formali del cinema di David Lynch
Ma quali sono gli aspetti formali tramite i quali Lynch costruisce un immaginario così articolato? Nel corso degli anni si è avvalso di molti collaboratori, alcuni dei quali lo hanno accompagnato per quasi tutta la sua carriera: è questo il caso di Angelo Badalamenti (1937–2022). Compositore, pianista, arrangiatore e produttore discografico, Badalamenti è stato uno dei principali artefici della magia che caratterizza il cinema di Lynch, avendone composto uno dei tratti più distintivi, le musiche.
Il ruolo del Sonoro nei Film di Lynch
Angelo Badalamenti è stato il compositore di alcune delle pellicole più iconiche di Lynch: la collaborazione iniziò nel 1986 con Velluto Blu, continuò nel 1990 con Cuore Selvaggio per raggiungere l’apice con una delle colonne sonore più iconiche di tutta la storia del cinema, quella della serie televisiva Twin Peaks e del suo prequel, Fuoco cammina con me (1992).
Il sonoro è uno degli aspetti più importanti del cinema di Lynch: in un certo senso ‘colora’ il visivo, arricchendo una semplice immagine con una rilettura che passa attraverso l’audio. Tensioni improvvise vengono veicolate tramite suoni disturbanti che giungono all’orecchio dello spettatore. Il sound design è attentamente disegnato per costruire un senso di spaesamento.
La fotografia nel cinema di David Lynch
La fotografia di David Lynch è stata sempre curata da Peter Deming, che lo ha accompagnato nella realizzazione di Strade perdute (1997), Mulholland Drive (2001), e la stagione conclusiva della serie Twin Peaks (2017).
La fotografia nel cinema di David Lynch presenta una serie di tratti ricorrenti. Tra i principali: un uso accurato del colore per la costruzione dell’atmosfera, una palette che vede spesso il contrasto tra il rosso e il blu, l’alternanza di immagini nitide e sfocate, volte a dare ambiguità e disorientamento. Il contrasto cromatico, in particolare, crea uno stile distintivo, come è possibile notare nei momenti principali di Twin Peaks.
La luce nel cinema di David Lynch
Ad aumentare il senso di ambiguità e spaesamento che popola il mondo immaginifico di David Lynch è sicuramente l’uso della luce. L’illuminazione è incisiva, contrastando l’oscurità e entrando nei più piccoli dettagli lasciando un sapore di mistero alla scena. Inoltre, ombre nette e bianchi e nero ad alto contrasto diventano anch’essi veicoli dell’inquietudine indecifrabile che caratterizza queste opere.
«Amo l’industria. Le condutture. Amo i fluidi e il fumo. Amo le cose create dall’uomo. Mi piace vedere la gente lavorare duramente e mi piace la melma, gli scarti che l’uomo produce»
La luce nel cinema di David Lynch non rappresenta solo un tratto formale, ma diventa anche un soggetto agente all’interno della storia tramite lo strumento della modernità attraverso cui la luce viene veicolata: l’elettricità. È un leitmotiv della sua filmografia, e agisce come un ponte tra il mondo reale e una dimensione alternativa. In altri casi, l’elettricità evoca un conflitto tra il bene e il male, la manifestazione di forze oscure nascoste che irrompono sotto mentite spoglie nel mondo reale. Vediamo alcuni esempi ripercorrendo alcuni dei suoi film più iconici.
Elettricità: un motivo ricorrente nei Film di Lynch
In Eraserhead (1977), il film che stabilisce una base per l’utilizzo di questo elemento, Lynch inizia la sua applicazione dell’elettricità come dispositivo affettivo connesso alla casa in cui si svolge la storia. Venti anni dopo questo film, Lynch fa diventare l’elettricità un vero e proprio soggetto agente del tempo della storia: nella sua cosiddetta “Trilogia di Hollywood”, composta da Strade Perdute, Mulholland Drive e Inland Empire, l’elemento elettrico funge da medium tra una dimensione e l’altra in narrazioni in cui i piani temporali sono mischiati.
Infine, in Twin Peaks, l’elettricità funge da connettore tra il mondo della cittadina al confine con il Canada in cui è ambientata la storia e la cosiddetta ‘loggia nera’, un luogo extra fisico e multidimensionale in cui l’ordine temporale degli eventi terrestri viene stravolto, uno spazio di passaggio tra il mondo umano e quello spirituale.