
Lorenza Liguori è una 3D artist e Visual designer italiana che vive a Milano.
Crea universi onirici dove forme indefinite e creature immaginarie prendono vita. Unendo modellazione 3D e intelligenza artificiale, esplora nuove possibilità visive, fondendo colore, materia e forma.
Lorenza Liguori is an Italian 3D artist and visual designer based in Milan.
She creates dreamlike worlds where amorphous shapes and imaginary creatures come to life. By blending 3D modeling with artificial intelligence, she explores new visual possibilities, merging color, matter, and form.

Le sue opere evocano un legame tra realtà e fantasia, invitando lo spettatore a immergersi nel suo microcosmo creativo.
Her works evoke a connection between reality and fantasy, inviting the viewer to immerse themselves in her creative microcosm.



SM: Partiamo dal tuo background. Dopo gli studi tra Roma e Birmingham hai lavorato in diversi ambiti, dal graphic design al fashion. In che momento hai capito che il 3D sarebbe diventato il tuo principale linguaggio visivo?
L:
Come ho già raccontato in molte occasioni, vengo dal mondo della grafica pura e, per un breve periodo, ho esplorato il fashion design. Il vero punto di svolta, però, è arrivato durante il lockdown del Covid.
In quel periodo, il mio modo di vedere gli strumenti per la creazione visiva è cambiato radicalmente. Avevamo tutti molto tempo libero: c’era chi faceva il pane, mentre io ho iniziato a studiare diversi software, completamente da autodidatta, seguendo centinaia di tutorial su YouTube. Ed è proprio in quel momento che ho capito che il 3D era il mio mezzo d’espressione preferito.
SM: Let’s start with your background. After studying between Rome and Birmingham, you worked across different fields, from graphic design to fashion. At what point did you realize that 3D would become your primary visual language?
L: As I’ve mentioned on many occasions, my background is in traditional graphic design, and for a short time, I also explored fashion design. However, the real turning point came during the Covid lockdown. That period radically changed the way I viewed visual creation tools. We all had a lot of free time—some people baked bread, while I started diving into different software programs, completely self-taught, following hundreds of tutorials on YouTube. And it was right then that I realized 3D was my favorite medium of expression.

L:
Nel frattempo, sono successe tante cose. Prima fra tutte, mi sono licenziata dall’azienda di moda. Poi, il mondo stesso ha subito una trasformazione: tutto si è digitalizzato e, nel frattempo, è accaduto qualcosa di straordinario. È nato il mercato dell’arte digitale, delle crypto e di nuove forme di valore. Ma soprattutto, si è affermata un’idea fondamentale: anche un’opera digitale può avere valore.
L’arte digitale non era più una nicchia del mondo artistico. Il digital artist non era più visto come una figura di secondo piano. Era, semplicemente, un artista. Punto. E prima non era così.
L: In the meantime, a lot of things happened. First and foremost, I quit my job at the fashion company. Then, the world itself underwent a transformation: everything became digital, and something extraordinary took place. The digital art market was born, along with crypto and new forms of value. But above all, a fundamental idea emerged: that a digital artwork can also hold value.
SM: Il 3D ti permette di costruire letteralmente mondi. Come si sviluppa un progetto nella tua pratica? Parti da un’idea precisa o lasci che emerga nel processo?
L: Dipende molto dal tipo di progetto e dal momento creativo in cui mi trovo. Ci sono volte in cui ho un’idea chiara fin dall’inizio, quasi come un’immagine già ben definita nella mia testa, e in quel caso il processo diventa più tecnico e metodico: si tratta di tradurre quella visione in una scena digitale, trovando gli strumenti e le soluzioni migliori per darle vita. Altre volte, invece, il processo è più esplorativo e fluido.
SM: 3D allows you to literally build worlds. How does a project take shape in your practice? Do you start with a clear idea, or do you let it emerge during the process?
L: It really depends on the type of project and the creative moment I’m in. Sometimes I have a clear idea from the very beginning—almost like a fully formed image in my mind—and in that case, the process becomes more technical and methodical: it’s about translating that vision into a digital scene, finding the right tools and solutions to bring it to life. Other times, though, the process is more exploratory and fluid.

L:
Inizio da un concetto vago, da un’atmosfera, da un’emozione che voglio trasmettere, e lascio che la forma emerga strada facendo. Modellare, giocare con le luci, e i vari software che uso, sperimentare con texture e materiali: tutto questo diventa parte del viaggio creativo, dove l’inaspettato gioca un ruolo fondamentale.
Ciò che mi affascina del 3D è proprio questa sua capacità di costruire mondi da zero, dando forma a spazi che nella realtà non esistono, ma che possono trasmettere qualcosa di estremamente reale. Anche quando parto da un’idea precisa, c’è sempre un margine di sorpresa: un errore che si trasforma in una soluzione inaspettata, un dettaglio che prende il sopravvento e cambia il corso del progetto. È un continuo dialogo tra controllo e caos, tra tecnica ed espressione libera. Ed è proprio in questo equilibrio che, per me, nasce qualcosa di autentico e significativo.
L:
I often start from a vague concept, an atmosphere, or an emotion I want to convey, and I let the form emerge along the way.
Modeling, playing with lights and the different software I use, experimenting with textures and materials—this all becomes part of the creative journey, where the unexpected plays a fundamental role.
What fascinates me about 3D is its ability to build entire worlds from scratch—shaping spaces that don’t exist in reality, yet can evoke something deeply real.
Even when I start with a clear idea, there’s always room for surprise: a mistake that turns into an unexpected solution, a detail that takes over and shifts the direction of the project.
It’s a constant dialogue between control and chaos, between technique and free expression.
And it’s precisely in that balance that, for me, something authentic and meaningful is born.


SM: Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale ha avuto un impatto crescente sull’immagine digitale. Qual è il tuo punto di vista su AI e arte?
L:
Personalmente ha cambiato il mio modo di lavorare in tantissimi aspetti, ha ridefinito i miei limiti creativi, aprendo possibilità che fino a un anno fa sembravano impensabili.
Oggi, grazie all’AI, possiamo generare idee, esplorare stili e sperimentare forme con una velocità e una fluidità senza precedenti.
Un’altro aspetto importantissimo per me è che i tempi di produzione si sono ridotti drasticamente: ciò che prima richiedeva settimane di lavoro ora può essere sviluppato in giorni, se non in ore.
SM: In recent years, artificial intelligence has had a growing impact on digital imagery. What’s your perspective on AI and art?
L: Personally, it has transformed the way I work in so many ways. It has redefined my creative boundaries, opening up possibilities that just a year ago would have seemed unthinkable. Today, thanks to AI, we can generate ideas, explore styles, and experiment with forms at an unprecedented speed and fluidity. Another hugely important aspect for me is that production times have been drastically reduced—what once took weeks of work can now be developed in days, if not hours.
L: L’AI sta abbattendo barriere, rendendo il processo creativo più inclusivo e aperto. Siamo in un’epoca in cui il digitale si evolve in poche settimane, di giorno in giorno, e invece di temere questo cambiamento, possiamo abbracciarlo come un’opportunità straordinaria. Non è la tecnologia a definire l’arte, ma ciò che ne facciamo. E il futuro dell’arte, grazie all’AI, è più ricco, veloce e accessibile che mai.
L: AI is breaking down barriers, making the creative process more inclusive and open. We’re living in a time where the digital world evolves in a matter of weeks—day by day—and instead of fearing this change, we can embrace it as an extraordinary opportunity. It’s not technology that defines art, but what we choose to do with it. And the future of art, thanks to AI, is richer, faster, and more accessible than ever before.
Lorenza Liguori per LUMEN
Per LUMEN, Lorenza Liguori ha presentato Flos Aliena on Fire, un paesaggio luminoso ispirato a una natura extraterrestre. Un’opera site-specific che unisce intelligenza artificiale e immaginazione, esplorando la luce come forma di presenza e connessione silenziosa.
For LUMEN, Lorenza Liguori presented Flos Aliena on Fire, a luminous landscape inspired by an otherworldly, extraterrestrial nature. A site-specific work that merges artificial intelligence and imagination, exploring light as a form of presence and silent connection.
LUMEN è un evento dedicato alla luce e alle sue implicazioni culturali, sociali, tecnologiche e poetiche nell’era dell’intelligenza artificiale, organizzato da ATMOSFERA Magazine e A.A.G. Stucchi in collaborazione con Siamomine.
L’installazione è stata visibile il 10 aprile 2025 presso Via Vivaio 8, Milano. Lorenza Liguori è stata inoltre tra i giudici dell’AI Creative Hackathon, la sfida dedicata ai nuovi linguaggi visivi generati dall’AI.
LUMEN is an event dedicated to light and its cultural, social, technological, and poetic implications in the age of artificial intelligence. Organized by ATMOSFERA Magazine and A.A.G. Stucchi in collaboration with Siamomine.
The installation was on view on April 10, 2025, at Via Vivaio 8, Milan. Lorenza Liguori was also one of the judges for the AI Creative Hackathon, a competition focused on new AI-generated visual languages.